Tai Chi e Salute
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- Pubblicato: Venerdì, 19 Ottobre 2018 13:33
- Scritto da Valter
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Tai Chi e benessere
I benefici del Tai Chi nel Parkinson
Tai Chi per chi soffre di cuore
Tai Chi e Fibromialgia
Tai Chi e Sistema Propriocettivo
Tai Chi e Artrite Reumatoide
Tai Chi e Dolori di origine Posturale
Tai Chi nella vita quotidiana
Lunga vita a neuroni e memoria
Tai Chi e benessere
Il Tai Chi Chuan pur nascendo come arte marziale porta al benessere e alla salute della persona questo articolo ne mette in evidenza alcuni aspetti.
L’antica arte del tai chi utilizza delicati movimenti fluidi e lenti per ridurre lo stress dello stile di vita frenetico e migliorare la salute. In questo articolo analizzeremo i possibili benefici del Tai Chi sulla salute.
Se si è alla ricerca di un modo per ridurre lo stress, il tai chi è un’ottima opzione. Il Tai Chi è talvolta descritto come “meditazione in movimento” perché promuove la serenità attraverso movimenti dolci che collegano il corpo alla mente. Originariamente sviluppato nell’antica Cina per l’autodifesa, il tai chi si è evoluto in una forma aggraziata di esercizio che viene ora utilizzato per la riduzione dello stress e per aiutare con una varietà di altre condizioni di salute.
Capire il tai chi
Il tai chi, chiamato anche tai chi chuan, è un sistema di esercizio fisico dolce. Per fare tai chi, si eseguono una serie di posture o movimenti in maniera lenta e precisa. Ogni postura sfocia nella successiva senza pause, assicurando al vostro corpo un movimento costante.
Il tai chi ha molti stili diversi, come lo yang ed il wu. Ogni stile può avere la sua propria enfasi e basarsi su diversi principi e metodi. Esistono anche delle differenze all’interno di ogni stile. Alcuni possono concentrarsi sul mantenimento della salute, mentre altri si concentrano sull’aspetto delle arti marziali legate al Tai Chi.
Il risultato di tutte queste variazioni, sono più di 100 movimenti e posizioni, molte dei quali vengono chiamate con nomi di animali. Indipendentemente dalla variazione, tutte le forme di tai chi sono modelli ritmici di movimento che sono coordinati con la respirazione per aiutare a raggiungere un senso di calma interiore. La concentrazione necessaria per il tai chi costringe a vivere nel momento presente, mettendo da parte i pensieri angoscianti.
Chi può fare tai chi
L’intensità del tai chi varia a seconda della forma o dello stile praticato. Alcune forme di tai chi sono più veloci rispetto ad altre. Tuttavia, la maggior parte delle forme sono adatte a tutti. Ovvero, si può praticare il tai chi, indipendentemente dall’età o abilità fisiche. Infatti, poiché il tai chi è a basso impatto, può essere particolarmente adatto negli anziani.
È inoltre da sottolineare che il tai chi è attraente è poco costoso, non richiede attrezzature speciali e può essere fatto al chiuso o all’aperto, da soli o in gruppo.
Sebbene il tai chi sia generalmente sicuro, è sempre bene parlare con il proprio medico prima di iniziare un nuovo programma di allenamento. Ciò è particolarmente importante se si hanno problemi con le articolazioni, colonna vertebrale, cuore, se si è incinta, o si ha l’osteoporosi grave.
Perché praticare il tai chi
Come altre pratiche complementari ed alternative che portano mente e corpo ad unirsi, il tai chi può seriamente aiutare a ridurre lo stress. Durante il tai chi, ci si concentra sul movimento e la respirazione. Questa combinazione crea uno stato di relax e tranquillità. Stress, ansia e tensione dovrebbero sciogliersi come ci si concentra sul presente, e gli effetti possono durare anche dopo aver smesso la sessione di tai chi. Il Tai Chi potrebbe aiutare anche la salute generale, anche se ovviamente non deve essere un sostituto per le tradizionali cure mediche.
Nonostante la sua lunga storia, il tai chi è stato studiato scientificamente solo negli ultimi anni. E anche se sono necessarie ulteriori ricerche, evidenze preliminari suggeriscono che il Tai Chi possa offrire numerosi vantaggi, oltre alla riduzione dello stress, tra cui:
- Ridurre l’ansiae la depressione
- Migliorare l’equilibrio, la flessibilità e la forza muscolare
- Ridurre le cadute negli anziani
- Migliorare la qualità del sonno
- Abbassare la pressione sanguigna
- Migliorare la salute cardiovascolare in età adulta
- Alleviare il dolore cronico
- Aumentare l’energia, la resistenza e l’agilità
- Migliorare i sentimenti generali di benessere
Iniziare il tai chi
Iniziare a praticare il tai chi non è affatto una cosa difficile. Anche se è possibile noleggiare o acquistare video o libri sul tai chi, è sempre meglio prendere in considerazione la guida di un istruttore qualificato, per ottenere tutti i benefici ed imparare le tecniche corrette. Un istruttore di Tai Chi potrebbe anche essere in grado di insegnare la filosofia alla base di questa tecnica di rilassamento. Un istruttore di tai chi può insegnare posizioni specifiche e come regolare la respirazione. Ma soprattutto, un istruttore può insegnare come praticare il tai chi in modo sicuro, specialmente se si hanno ferite, condizioni croniche, o problemi di equilibrio e coordinamento. Sebbene il tai chi sia lento e dolce, quasi senza effetti collaterali negativi, è possibile farsi male se fatto nel modo sbagliato.
Mantenere i benefici del Tai Chi
Per sfruttare la riduzione dello stress ed i benefici sulla salute, si deve praticarlo regolarmente. Anche se si può ottenere qualche beneficio da un corso ad esempio di 12 settimane, il massimo si ottiene praticandolo sempre. Dovrebbe diventare parte integrante della vita.
Il tai chi come lo yoga e la meditazione, offrono un valido aiuto contro lo stress, ed alcune condizioni di salute.
Tratto da: www.informazionimediche.com/
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I BENEFICI DEL TAI CHI CHUAN NEL PARKINSON
La volontà ed il pensiero devono guidare le azioni e i gesti dei malati parkinsoniani.
L’esercizio fisico è generalmente consigliato per i pazienti affetti dalla malattia di Parkinson, con il Tai Chi Chuan gli esercizi proposti legano l’azione fisica con quella mentale, il Tai Chi Chuan utilizza la mente per controllare i movimenti del corpo.
Il Tai Chi Chuan è un’antica disciplina cinese che già nella sua origine riteneva necessario collegare alla corretta esecuzione del movimento la sua “rappresentazione visiva interna”.
L’immaginazione visiva è utilizzata per contribuire a questa connessione mente-corpo.
L’esercizio si effettua con lo svolgimento all’unisono dei movimenti dell’intero corpo in un’azione che, mentre è fluida e senza blocchi, mantiene allo stesso tempo il proprio equilibrio centrale. In base agli stessi principi, la mente deve rimanere aperta e disponibile evitando di concentrarsi su singoli aspetti, così da percepire il cambiamento ed essere in grado di assecondarlo.
Numerosi studi di neurofisiologia e neuroimmagini hanno dimostrato che esercizi di “motor immagery” facilitano l’esecuzione del movimento volontario in pazienti affetti da malattia di Parkinson. In particolare, i risultati di taluni studi sulla pratica del Tai Chi Chuan indicano chiaramente un miglioramento delle performance motorie globali nei pazienti parkinsoniani che effettuano tale trattamento.
Anche una recente ricerca effettuata sui malati di Parkinson, portata avanti dall’Università di Washington (USA), ha dimostrato notevoli miglioramenti motori nei pazienti sottoposti a tale tecnica.
Il confronto è avvenuto tra due gruppi di pazienti scelti casualmente. Il gruppo sperimentale è stato sottoposto ad un programma di terapia fisica basata sul Tai Chi Chuan (venti sedute della durata di un’ora ciascuna per un periodo in 10-13 settimane), il gruppo di controllo non ha invece praticato nessuna particolare terapia fisica.
Dopo il completamento del programma di Tai Chi Chuan, è stato osservato che il gruppo di controllo non ha mostrato alcun segno di miglioramento, mentre il gruppo sperimentale ha presentato miglioramenti nell’equilibrio, nella capacità di alzarsi, nei punti UPDRS (Unified Parkinson’s Disease Rating Scale) e aveva la percezione di un maggior benessere generale. APDALa ricerca con il Tai Chi Chuan di un corretto allineamento posturale, della regolazione del respiro, della ricerca di quiete mentale attraverso tecniche di movimento e di immobilità, migliora la funzione degli organi interni, diminuisce la tensione nei muscoli accumulata per lo stress o cattive abitudini, aumenta le difese del sistema immunitario e la velocità di guarigione da malattie, migliora la capacità di concentrazione e ritarda l’invecchiamento.
Tratto da: www.parkinsonitalia.it/riabilitazione/
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Tai-chi per chi soffre di cuore
Nei pazienti con scompenso migliora l'umore,
la qualità della vita e la voglia di fare esercizio fisico
STUDIO – La novità arriva da una ricerca condotta al Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston su 100 pazienti con scompenso cardiaco, suddivisi in due gruppi: il primo gruppo è stato sottoposto a lezioni di tai-chi della durata di un'ora, due volte alla settimana per 3 mesi; l'altro gruppo è stato coinvolto in lezioni di educazione alla salute condotte da un'infermiera, anche queste della durata di un'ora ciascuna, ripetute due volte alla settimana per tre mesi. Alla fine del periodo di sperimentazione, i pazienti sono stati valutati attentamente scoprendo che il tai-chi non aveva modificato la capacità di percorrere sei metri in piano (un test utilizzato per stimare la funzionalità del cuore e dell'organismo in generale), né la quantità di ossigeno nel sangue. Però, sottolineano gli autori, la disciplina orientale aveva avuto un grosso impatto sulla qualità della vita dei pazienti, molto migliorata in appena tre mesi; inoltre, chi aveva partecipato alle lezioni riferiva un miglioramento consistente del tono dell'umore e dichiarava di avere una maggior fiducia nelle proprie capacità di svolgere esercizi o attività fisica in generale. Questo si rifletteva in un maggior impegno quotidiano in attività di vario genere: in poche parole, il tai-chi era riuscito a sconfiggere la “pigrizia” che può legittimamente prendere chi spesso si trova in difficoltà dopo ogni minimo movimento e che purtroppo però non fa che peggiorare le condizioni dei malati. MILANO - Il tai-chi arriva dall'oriente e si sta diffondendo sempre di più anche nel nostro Paese, rastrellando appassionati di ogni età. Soprattutto perché negli anni si stanno accumulando prove sempre più consistenti circa i suoi benefici: un elenco lunghissimo di effetti positivi sul benessere e la salute. Ultima in ordine d'arrivo, la capacità del tai-chi di migliorare la vita dei pazienti con insufficienza cardiaca, di cui hanno dato conto gli Archives of Internal Medicine
VANTAGGI – Gloria Yeh, la responsabile della ricerca, spiega a questo proposito: «In passato i pazienti con scompenso sono sempre stati considerati troppo fragili per qualsiasi tipo di esercizio fisico: fino agli inizi degli anni '90 la prescrizione di astenersi da qualsiasi attività era comune. In realtà oggi sappiamo che non è così e abbiamo deciso di mettere alla prova il tai-chi perché si tratta di un'attività “dolce”, un esercizio “meditativo” che non dovrebbe comportare sforzi eccessivi ma al contempo potrebbe essere vantaggioso per impedire la totale immobilità dei pazienti, che innesca un circolo vizioso peggiorando ulteriormente le capacità di movimento». I dati raccolti fanno ben sperare, soprattutto perché «il tai-chi è sicuro e i pazienti lo hanno praticato molto volentieri e con costanza – racconta Yeh –. Se ci fossimo limitati a considerare soltanto la capacità fisica di esercizio non avremmo trovato grossi vantaggi, ma aumentare il benessere dei pazienti non si limita a questo: un miglioramento dell'umore e della qualità della vita, la voglia di impegnarsi in piccole attività motorie ogni giorno sono anch'essi benefici importanti per i malati». Intanto, non mancano altre evidenze sui vantaggi del tai-chi: poco tempo dopo la pubblicazione della ricerca statunitense, il British Journal of Sports Medicine ha dato alle stampe uno studio che rianalizzando ben 35 ricerche precedenti dimostra come il tai-chi, praticato dagli anziani, possa migliorarne il benessere mentale e soprattutto ridurre il rischio di cadute e fratture. Il motivo di tanti benefici? Secondo i ricercatori è tutto merito della respirazione profonda e delle tecniche di rilassamento associate alla pratica del tai-chi, oltre che dei movimenti lenti e poco faticosi tipici di questa disciplina.
Elena Meli
Tratto da: Corriere della Sera > CARDIOLOGIA
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TAI CHI E FIBROMIALGIA
FONTE I risultati dello studio scientifico su tai chi e fibromialgia è stato pubblicato, sulla rivista New England Journal of Medicine 2010; 363:743-754con il titolo originale: “A Randomized Trial of tai chi for Fibromyalgia”dei i ricercatori del Tufts Medical Center di BostonChenchen Wang, M.D., M.P.H., Christopher H. Schmid, Ph.D., Ramel Rones, B.S., Robert Kalish, M.D., Janeth Yinh, M.D., Don L. Goldenberg, M.D., Yoojin Lee, M.S., and Timothy McAlindon, M.D., M.P.H.
LO STUDIO IN PILLOLE Questo studio è stato realizzato perché confortano dall’esito positivo di precedenti ricerche dove si riferivano gli effetti del tai chi terapeutici benefici in pazienti fibromialgici.
I 356 pazienti sono stati selezionati dopo contatto telefonico, due terzi provengono dalla periferia di Boston e un terzo dall’area urbana. Due gruppi numericamente uguali sono suddivisi tra chi aderisce al tai chi e coloro rappresentano il controllo.
Dopo due settimane dall’inizio del trial, con la valutazione FIQ (Fibromyalgia Impact Questionnaire) si giunge alla prima significativa valutazione della diminuzione della severità dei sintomi. Segue il miglioramento dello stato fisico e psichico del malato. Questi effetti benefici derivati alla pratica del tai chi permangono per 24 settimane e non si riscontrano situazioni di tipo negativo.
Per quanto sia sconosciuto il meccanismo con cui il tai chi intervenga sui sintomi del fibroimialgico è presumibile che vi sia un complesso di componenti in grado di determinare la situazione di miglioramento. Gli autori, pur ammetto i limiti dello studio e auspicando un approfondimento ulteriore con un gruppo numericamente più significativo, enfatizzano quanto la pratica di questa disciplina possa essere importante nella gestione mutidiciplinare della fibromialgia.
L’Importanza della respirazione e della meditazione
Gli studi, benchè conducano a risultati favorevoli verso queste due discipline orientali per i benefici globali forniti al paziente fibromialgico, suggeriscono ulteriori approfondimenti per comprendere più a fondo l’efficacia di yoga e tai chi.
Yoga e tai chi in modo -molto- diverso implicano esercizi posturali, di equilibrio e, soprattutto nello yoga, di stretching. Ciò fa pensare all’esigenza di una predisposizione soggettiva del fibromialgico a una o l’altra disciplina.
Entrambe si contraddistinguono per due pratiche raramente presenti nelle tecnice di rilassamento tradizionali: il controllo della respirazione e la meditazione.
Il lavoro su stecniche fisio-psico-spirituali indica al fibromialgico il fine da perseguire: un equilibrio tra corpo e mente tale da poter agire sulla soglia del dolore, sul controllo degli eventi stressanti e sulla qualità del sonno.
Attenzione ai mistificatori
Occorre però fare un indispensabile riflessione. La componente fisica, ovvero l’esercizio, che una e l’altra disciplina richiedono è valida solo se il maestro nelle cui mani ci si mette è in grado di far lavorare l’individuo nelle forma più soft delle discipline stesse. Il maestro dovrebbe collaborare o aver collaborato con un esperto (reumatologo,fisiatra, e altro) in quanto, queste figure professionali, sono conoscitori del significato di dolore cronico e di fibromialgia.
Benvenuto a quel maestro che infine sia abile nel formare una classe omogenea per potenzialità e obiettivi!
Vale un ultima considerazione, lo yoga e la sua pratica sono diffusi da più lungo tempo favorendo nel Paese tra le tante scuole una selezione in base alle reali capacità, per il tai chi si tratta al momento di una moda con il conseguente rischio di trovare -sul mercato- potenziali fanfaroni.
Tratto da; https://sindromefibromialgica.it/
a cura di Maria Luisa Quattrina
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Tai Chi e sistema propriocettivo
I "propriocettori" sono terminazioni nervose sensibili a stimoli provenienti dalle articolazioni, dai muscoli, dai tendini e dalla cute, grazie alle quali è possibile ricavare una sensazione "interna" delle posizioni delle varie parti del nostro corpo.
Essi si affiancano agli "esterocettori" che forniscono al cervello informazioni dall'ambiente esterno provenienti dai nostri sensi (vista, tatto, odorato, udito, senso dell'equilibrio) ed agli "interocettori" sensibili ai segnali provenienti all'interno dell'organismo che forniscono informazioni sulle tensioni degli organi interni e sul dolore che ne può derivare.
Tutte queste informazioni giungono al sistema nervoso centrale, dove viene elaborata una risposta, che viene immediatamente "rimandata" ai muscoli, dove si traduce nell'esecuzione di movimenti poco dispendiosi e coordinati; quando si subisce un trauma (per esempio una distorsione a una caviglia) si possono danneggiare le strutture anatomiche che contengono i propriocettori. In tal modo si riduce la qualità delle informazioni che quel distretto invia al sistema nervoso centrale.
Qualcuno percepisce il mondo principalmente tramite la vista, altri attraverso l'udito e altri ancora tramite il tatto. La realtà viene di solito percepita dal canale predominante, che, nella cultura occidentale, la vista, seguita dall'udito.
Canale visivo = vedere
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Solitamente non si avverte la differenza tra una posizione e un'altra; per esempio, si conosce poco la diversità delle sensazioni provate nel ruotare a destra o a sinistra la testa, così come non si possiede la consapevolezza del proprio corpo e di parte di esso nello spazio. Dovremmo imparare, chiudendo gli occhi, a percepire gli stimoli che ci arrivano dall'ambiente esterno, diventandone consapevoli. Dovremmo imparare a "sentire" la parte del corpo che si muove e avvertirne il peso, il calore, la sua posizione nello spazio. L'autopercezione aiuta a prendere coscienza di tutti i cambiamenti, anche i più piccoli, che avvengono nel corpo.
Che sensazione si prova quando si muove il braccio in una direzione? E in quella opposta? Iniziare ad ascoltare e cercare di percepire le sensazioni di rigidità, di contrazione, di rilassamento, di caldo e di freddo. Sforzarsi di sentire il corpo e di capire cosa vuole comunicare.
Anche nella respirazione si creano micromovimenti che le singole vertebre producono continuamente quando si respira. Si deve iniziare ad avere coscienza del corpo nello spazio; rieducare l'atteggiamento corporeo, modificare i vizi di posizione che si accentuano con il passare del tempo, evitare movimenti ripetitivi sbagliati.
Facciamo tanti movimenti senza pensare: com'è possibile? I nostri schemi di movimento sono acquisiti negli anni sia consapevolmente che no; se analizziamo tali movimenti con consapevolezza potremmo avere delle sorprese in quanto non li avevamo mai vissuti, se poi cerchiamo di cambiarli con nuovi modelli consapevoli il cammino può essere lungo e richiedere molti esercizi di allenamento.
Quando si impara un gesto nuovo, il cervello scompone la sequenza dei movimenti da seguire e si concentra sui particolari , inizialmente si procede per prove ed errori, guardare qualcuno che esegue i gesti che stiamo imparando accelera il nostro apprendimento. Merito dei "neuroni specchio ", ( neuroni mirror individuati da G. Rizzolati): queste cellule si attivano vedendo una determinata scena e preparano il cervello ad eseguire gli stessi movimenti che stiamo osservando.
L'attività dei neuroni specchio si ripeterà con lo stesso schema anche quando il cervello ordinerà ai muscoli di muoversi. Quando il compito riesce il cervello registra il successo e nelle 6 ore seguenti lavora per memorizzare la sequenza esatta dei movimenti eseguiti.
E si consolida ulteriormente se il gesto viene ripetuto nei giorni seguenti. Il movimento si fa più fluido e si può lavorare per renderlo più preciso. A rafforzare la memoria dei gesti contribuiscono le informazioni che arrivano al cervello dalle articolazioni, dai tendini e dai muscoli, qui infatti si trovano i propriocettori che tengono il cervello al corrente sulla posizione del corpo.
Tratto da http://www.my-personaltrainer.it
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Effetti del Tai Chi negli adulti con artrite reumatoide
Fonte e autore: PubMed - C. Wang1, R. Roubenoff 2, J. Lau 1, R. Kalish 1, C. H. Schmid 1, H. Tighiouart 1, R. Rones 3 and P. L. Hibberd 1 1 Institute for Clinical Research and Health Policy Studies and Division of Rheumatology, Tufts-New England Medical Center, 2 Nutrition, Exe
Nonostante le estese prove cliniche effettuate dal 1975 suggeriscano che l'esercizio fisico regolare ha un ruolo importante nel prevenire la disabilità e nel migliorare le funzioni in pazienti con artrite reumatoide (AR), rimangono numerosi gli interrogativi riguardo alla scelta della forma di esercizio ottimale per i pazienti affetti da AR. Per esempio, in pazienti sofferenti di AR è stato rilevato un danno articolare in seguito alla pratica di esercizi ad alto impatto (come l'aerobica classica, e attività sportive atte al potenziamento muscolare). Le linee guida dell'American College of Rheumatology (ACS) raccomandano un'attività fisica regolare piuttosto che esercizi ad alta intensità. Le tendenze promettenti riguardo all'eventuale utilità dell'esercizio a basso impatto ci hanno spinto a considerare il Tai Chi come potenziale terapia complementare per i pazienti con AR. Il Tai Chi è una forma di esercizio tradizionale cinese che viene praticata da secoli. Su una varietà di pazienti sono stati riscontrati miglioramenti significativi per quanto riguarda la funzione cardiorespiratoria, l'equilibrio, la forza e la flessibilità, i sintomi dell'artrite, la riduzione del dolore, dello stress e dell'ansia [3]., ma l'effetto del Tai Chi sull'AR non era stato studiato a fondo con sperimentazioni cliniche casualizzate. Perciò l'obiettivo di queste prove cliniche casualizzate è stato di condurre uno studio preliminare per valutare se 12 settimane di pratica di Tai Chi possono essere considerate una terapia complementare sicura ed efficace per i pazienti con AR. Lo studio è stato approvato dal Tufts-New England Medical Center (Tufts-NEMC)/Tufts University Human Investigation Review committee ed è stato condotto nella General Clinical Research Center (GCRC) at Tufts-NEMC. Venti pazienti ambulatoriali con AR di classe funzionale I o II sono stati reclutati tra i pazienti esterni della clinica reumatologica di Tufts e assegnati a caso al gruppo al quale sarebbero state impartite lezioni di Tai Chi (gruppo di sperimentazione) (n = 10), o al gruppo di controllo (n = 10) con sessioni bisettimanali di un'ora per 12 settimane. Il programma di Tai Chi si è bastato sulla forma classica dello stile Yang . Il gruppo di controllo ha ricevuto informazioni nutrizionali e mediche riguardo all'AR per 40 min. Durante i 20 min. restanti sono stati praticati esercizi di stretching con coinvolgimento della parte superiore del corpo, tronco e parte inferiore del corpo, mantenendo ogni allungamento per 10-15 sec. I segni e i sintomi di miglioramento sono stati valutati usando ACR 20, capacità funzionale (forza della presa, camminata di 50 piedi, alzarsi dalla sedia) il questionario relativo qualità della vita relativamente alla salute (la Short Form-36 and EuroQol 5D) e l'indice del Center for Epidemiology Studies Depression (CES-D) in partenza e dopo 12 settimane. Tutti i risultati basati sugli esami fisici (valutazione completa del dolore e del gonfiore secondo le guide ACR) e le capacità funzionali sono state valutate dal reumatologo e dallo psicologo partecipanti alla ricerca. I risultati primari (ACR 20) e gli esami clinici sono stati comparati usando un analisi di intenzione/trattamento. In partenza il gruppo di praticanti del Tai Chi aveva un punteggio decisamente peggiore in quanto a valutazione dello stato di salute tramite questionario e proteina C reattiva (CRP) ma erano simili per altre caratteristiche. Dopo 12 settimane, 5 pazienti su 10 (50%) assegnati al gruppo di Tai Chihanno ottenuto una risposta ACR del 20% rispetto allo 0 su 10 del gruppo di controllo (P = 0.03 nel modello non adattato e P = 0.05 nel modello adattato). Tra i cinque soggetti che hanno ottenuto ACR 20 nel gruppo del Tai Chi, tutti hanno riscontrato miglioramenti rispetto alla dolorabilità dell'articolazione (20-81%), al gonfiore (25-80%) e alla valutazione medica globale dell'attività della malattia (4- 80%). Quatto soggetti hanno rilevato miglioramenti rispetto al dolore (20-84%), al punteggio nella valutazione della salute tramite questionario e nella CRP (36-89%). Due soggetti hanno ottenuto il 20% di miglioramento in quasi tutte le variabili dei criteri ACR 20 anche senza considerare le due variabili (valutazione della salute tramite questionario e CRP) che non erano bilanciate tra i gruppi di studio in partenza e che quindi avrebbero potuto influenzare l'analisi statistica. In complesso, il gruppo del Tai Chi è migliorato in tutti e venticinque i risultati secondari mentre il gruppo di controllo ha mostrato miglioramenti solo in alcuni e mai di molto. Il gruppo del Tai Chi è migliorato significativamente più di quello di controllo solo rispetto all'indice di inabilità del questionario riguardante la valutazione delle condizioni di salute (P = 0.01), la sottoscala di vitalità SF-36 (P = 0.01) e l'indice CES-D (P = 0.003). le variabili relative alle funzioni fisiche (alzarsi da una sedia e camminare per un percorso di 50 piedi) sono migliorate in entrambi i gruppi (comparazione tra gruppi P<0.05), ma le comparazioni tra i gruppi non sono state ritenute statisticamente significative. Nessun evento avverso è stato osservato così come nessun paziente si è ritirato dallo studio. Questo studio preliminare suggerisce che la pratica del Tai Chi è una terapia complementare sicura e potenzialmente promettente per gli adulti con classe funzionale I o II AR. Inoltre i risultati dimostrano che il Tai Chi sembra essere associato alla tendenza al miglioramento rispetto all'attività della malattia riferito sia ai sintomi di dolore, sia al processo cognitivo dell'affrontare la patologia, il quale a sua volta è legato alla disabilità fisica e psicologica. I nostri risultati sono sostenuti da due studi non incoordinati sul Tai Chi rispetto alla RA nei quali viene evidenziato che durante le 10 settimane di pratica non si sono verificate significative esacerbazioni dei sintomi riguardanti le articolazioni. Sono sostenuti anche da altri studi sul Tai Chi in cui si è messo in luce che questa pratica ha effetti benefici sulla tensione, sull'ansia e sulla depressione. Il nostro studio può essere considerato limitato per quanto riguarda la scarsa estensione del campione e in quanto il gruppo del Tai Chi sembrava soffrire di una AR più grave valutata dal questionario per la valutazione della salute, CRP e articolazioni doloranti in partenza, il che significa che i pazienti avevano maggiori possibilità di miglioramento. I componenti del gruppo del Tai Chi pesavano anche meno rispetto a quelli del gruppo di controllo (Tavola 1), quindi non possiamo escludere la possibilità che il Tai Chi possa migliorare la situazione relativa alle articolazioni nei non obesi piuttosto che negli obesi. Nonostante questi limiti, il rigore dello studio e i risultati giustificano ulteriori investigazioni del ruolo potenziale complementare del Tai Chi per il trattamento dell'AR. Siamo grati a Jennifer Layne, Lynda Burstein, Anne-Marie Fiorino, Christine Botelho, Joni Beshansky, Drs Debra Lerner, Ira Wilson, Elena Massarotti, Nathalie Boileau, Harry Selker, e alle infermiere della GCRC clinica di Reumatologia per l'aiuto che ci hanno fornito riguardo a diversi aspetti delle studio e a Barbara Tanenbaum per la competenza nell'insegnare al gruppo di controllo. Ringraziamo anche per la partecipazione al nostro studio i soggetti che vi si sono sottoposti; la loro collaborazione, il loro incoraggiamento e il loro entusiasmo sono stati di ispirazione per i ricercatori. Questo studio è stato sostenuto in parte dal General Clinical Research Center (NIH Grant M01-RR0054) e da un fondo del Tufts-New England Medical Center. R.R. è un dipendente della Millenium PharmaceuticalsTerapie mediche complementari e alternative per la lombalgia cronica: quali cure i pazienti sono disposti a provare? Karen J Sherman,1,2 Daniel C Cherkin,1,3 Maureen T Connelly,4,5 Janet Erro,1 Jacqueline B Savetsky,5 Roger B Davis,6 and David M Eisenberg5 1Center for Health Studies, Group Health Cooperative, Seattle, Washington 98101, USA 2Department of Epidemiology, University of Washington, Seattle, Washington 98195, USA 3Departments of Family Medicine and Health Services, University of Washington, Seattle, Washington 98195, USA 4Department of Ambulatory Care and Prevention, Harvard Medical School and Harvard Pilgrim Health Care and Harvard Vanguard Medical Associates, Boston, Massachusetts 02215, USA 5Harvard Medical School Osher Institute and Division for Research and Education in Complementary and Integrative Medical Therapies, Harvard Medical School, Boston, Massachusetts 02215, USA 6Beth Israel Deaconness Medical Center, Boston, Massachusetts 02215, USA Corresponding author. Karen J Sherman: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Daniel C Cherkin: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Maureen T Connelly: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Janet Erro: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Jacqueline B Savetsky: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Roger B Davis: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; David M Eisenberg: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Received March 9, 2004; Accepted July 19, 2004. Questo è un articolo aperto a tutti, distribuito ai termini della Creative Commons Attribution License (http://creativecommons.org/licenses/by/2.0), che ne permette l'uso illimitato, la distribuzione e la riproduzione con qualsiasi mezzo, a patto che l'originale venga citato in modo corretto e conforme.
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Importanza del Tai Chi nei dolori di origine posturale
Fonte e autore: Energia e Forma - Aatif Falcetta - Osteopata, chinesiologo
Dolori vertebrali di origine posturale possono trarre un notevole beneficio dal Tai Chi poiché la postura di base in questa disciplina prevede un autoallungamento volontario della colonna e una retroversione del bacino, condizioni fondamentali per un'azione correttiva, si realizza infatti: 1) un raddrizzamento della colonna 2) una diminuzione di carico sui dischi intervertrebrali Forma e movimenti nella colonna vertebrale Le 24 vertebre mobili presentano, nell'adulto in posizione eretta, curvature sul piano sagittale, che si formano nel corso della vita e vengono definite "curve fisiologiche della colonna vertebrale". La colonna vertebrale non è, infatti, un asta ossea rettilinea, ma presenta una convessità anteriore nella zona del collo (lordosi cervicale), cui segue una curva a convessità posteriore nel segmento toracico (cifosi toracica), e quindi una ulteriore lordosi, più o meno spiccata, nel segmento lombare formato dal sacro e dal coccige. Il fatto di dover mantenere l'equilibrio della testa e del tronco e la posizione del bacino sia nella stazione eretta che durante la deambulazione, hanno determinato il progressivo sviluppo di questa particolare morfologia della colonna vertebrale umana. Tratto da "Anatomia Funzionale" - Pag. 130 In una visione posteriore la colonna appare invece come nella figura:Tratto da "La tecnica della ginnastica correttiva" - Pag. 273 da qui si può vedere come una corretta posizione comporta una situazione di allineamento delle vertebre Deformazione della colonna vertebrale Non si può concludere il discorso sulla morfologia della colonna vertebrale, senza accennare ad alcune sue anomalie. Alla base di tali anomalie si riscontra una sproporzione tra possibilità di carico e resistenza della colonna vertebrale, che può dipendere da una debilità costituzionale, da malattie, da modificazione di posizione del bacino, da atteggiamenti posturali sbagliati. Quando le curve fisiologiche dello scheletro assiale sono normali, i massimi carichi pressori agiscono sui corpi vertebrali e sui dischi intervertrebrali con 5,6 kg/cm2 per quanto concerne la colonna vertebrale cervicale, con 11,6 kg/cm2 a livello di colonna vertebrale toracica e 6,2 kg/cm2 di colonna vertebrale lombare, sempre che in presenza di una potente protezione muscolare e legamentosa. Se essa manca, i valori prima indicati aumentano di 7 volte per quanto concerne la zona cervicale, di 5 volte quella toracica, di 2, 3 volte il tratto lombare. E' quindi ovvia l'importanza che viene ad esercitare sulla caricabilità della colonna vertebrale morfologicamente normale una muscolatura vertebrale ben sviluppata e uno stabile apparato legamentoso, considerato che, con tali premesse, la pressione del carico sui corpi vertebrali e sui dischi intervertrebrali viene ridotta di 5, 6 volte. Le problematiche precedentemente segnalate, possono portare una colonna con curve fisiologiche normali, (vedi prima figura) ad una situazione del genere:Tratto da "Clinica ortopedica" - Pag. 111 Malattia di Sheuermann a) dorso tondo con iperlordosi lombare in adolescente con abito longilineo b) aspetto radiografico del rachide toraco-lombare, in proiezione laterale. Si osserva la cifosi toracica a largo raggio, con schiacciamento anteriore dei corpi vertebrali e dei dischi, le irregolarità dei nuclei ipofisari di ossificazione(1), le irregolarità dei piatti vertebrali con le ernie intraspongiose di Schmorl. Da una visione posteriore si possono inoltre rilevare situazioni di questo tipo: Tratto da "Clinica ortopedica" - Pag. 102 Con conseguente dolore, limitazione del movimento etc. In conclusione Le persone che praticano Tai Chi avvertono già dopo poche lezioni un certo miglioramento della sintomatologia dolorosa correlata alle problematiche precedentemente esposte, nonché una maggior sensibilità nei confronti del proprio aspetto posturale.
Aatif Falcetta • Nato il 05.01.1968 a Firenze • Insegnante di educazione fisica diplomato all'Istituto Superiore di Educazione Fisica e dello Sport all'Università Statale di Milano • Osteopata laureato presso la Clayton University • Iscritto all'albo Unione Nazionale Chinesiologia • Personal fitness trainer diplomato I.S.S.A. (International Sport Science Association) • Socio gruppo Studio Scoliosi e Patologie Vertebrali • Ha frequentato corso di 1 anno di kinesiologia applicata presso la Scuola di Naturopatia Rudy Lanza • Ha frequentato inoltre corsi di approfondimento in medicina tradizionale cinese con particolare riguardo al tui-na • Opera presso studio di Arona (No)
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Il Tai Chi nella vita quotidiana
Il parere del fisioterapista Fonte e autore: Energia e Forma - Umberto Dosi
Uno degli insegnamenti che il Tai Chi ci ha dato, è usare il "rilassamento" e la "morbidezza" in ogni forma di movimento. Tutto ciò è importante dal punto di vista muscolo-osteo articolare. Il rilassamento muscolare durante i movimenti permette una maggiore estendibilità dei fasci muscolari, una maggiore resistenza fisica e consente una maggiore tonicità ed elasticità muscolare. Morbidezza e rilassamento un più facile smaltimento dell'acido lattico ed una conseguente riduzione di contratture, crampi e strappi muscolari. La postura corretta, applicata nelle forme del Tai Chi, ci consente di utilizzare un lavoro sinergico tra muscolo e apparato osseo indispensabile per la prevenzione e la correzione delle più comuni patologie (cervicalgie, lombalgie, scoliosi). Un aiuto fondamentale ci viene dato dalla respirazione. La respirazione calma e profonda, che accompagna i movimenti nel Tai Chi, contribuisce notevolmente a quanto detto sopra, portando una maggiore ossigenazione ai muscoli con conseguente minor stanchezza fisica, recupero funzionale, maggiore forza ad esempio per spostare o sollevare pesi. La respirazione più corretta è effettuata attraverso l'uso del muscolo diaframma. La contrazione della parete addominale alternata all'espansione consente l'innalzamento e l'abbassamento della cupola diaframmatica dando un maggior sostegno alla respirazione (fiato più lungo), rilassamento della zona trapezio-cervicale che porta ad una riduzione di cervicalgie e cefalee muscolo tensive, riduzione della curva di lordosi, massaggio degli organi interni,ad esempio favorisce la peristalsi intestinale. Dal punto di vista psichico porta un maggior rilassamento, calma e tranquillità nel caso di stati di insonnia,ansia, paura e stress. Un'applicazione corretta respiro-movimento, è importante anche per migliorare le nostre posizioni statiche da seduti (ufficio, studio, automobile), per posizioni statiche in piedi e per l'uso della voce. Praticare questa meravigliosa arte del Tai Chi anche nella vita quotidiana ci porta senza dubbio ad un beneficio psico-fisico.
Umberto Dosi
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lunga vita a neuroni e memoria
Corsa e tai chi, elisir per gli over 50
Team di scienziati australiani mostra come alcune discipline sportive, sia di forza che aerobiche, possono rallentare il decadimento cognitivo di ELENA DUSI ROMA - Una corsa nel parco aiuta a ragionare meglio. La ginnastica con i pesi serve invece ad allenare la memoria. Ma il primo premio, fra le forme di esercizio fisico che fanno bene al cervello dopo i 50 anni, va al tai chi. Coordinamento, precisione dei movimenti e relativa semplicità rendono questa disciplina vicina alle arti marziali un elisir di lunga vita per i neuroni. Se è vero infatti che ogni sport fa bene a ogni età, un gruppo di ricercatori dell'università di Canberra ha cercato di stilare una guida con le varie discipline e i relativi benefici per gli over 50: un'età critica, scrivono i medici australiani "per ridurre il rischio di demenza o altre malattie neurodegenerative". Ma anche, senza dover necessariamente pensare all'Alzheimer, per godere degli effetti positivi dello sport su umore e crescita di nuovi neuroni. Lo studio - pubblicato sul British Journal of Sports Medicine - analizza 39 pubblicazioni recenti, sintetizzandone i risultati. Divide le discipline sportive in due grandi famiglie: aerobiche e di forza. Delle prime fanno parte la corsa o la camminata a passo svelto, il nuoto, la bicicletta e in generale tutte le attività che possono essere svolte per tempi lunghi al prezzo di un fiatone moderato. Gli sport di forza invece sono quelli che rafforzano i muscoli soprattutto attraverso l'uso di pesi. "Le attività aerobiche - spiegano i ricercatori - sono benefiche soprattutto per le funzioni cognitive del cervello". Migliorano cioè la capacità di ragionare, comprendere idee, imparare, fare collegamenti, usare la propria creatività. Stesso effetto avrebbero due pratiche non facilmente classificabili, come yoga e tai chi. Quest'ultimo, scrivono gli scienziati "è uno sport non convenzionale ma è particolarmente adatto a persone non completamente efficienti dal punto di vista fisico". Quando si tratta invece di potenziare la memoria (che, sarà un caso, viene spesso paragonata a un muscolo), gli sport di forza hanno "un effetto pronunciato". Affinché gli effetti dell'esercizio fisico si facciano sentire anche sul cervello, avvertono i medici australiani, bisogna arrivare alla soglia dei 45-60 minuti di attività almeno moderata (un minimo di fiatone deve farsi sentire). Sulla frequenza, vale un unico motto: il più spesso possibile. Anche una singola giornata di sport è preferibile alla poltrona. La ginnastica infatti agisce sul cervello promuovendo la divisione dei neuroni (soprattutto nell'ippocampo, l'area legata a memoria e apprendimento) e aumentandone la plasticità (cioè la capacità di formare sempre nuove connessioni). Favorisce poi la nascita di nuovi vasi sanguigni (migliora dunque l'arrivo dei nutrienti ai tessuti cerebrali) e riduce i processi infiammatori. Uno studio americano, a giugno dell'anno scorso, era andato a caccia del collegamento fra i benefici dello sport sui muscoli e quelli sul cervello. I ricercatori finanziati dai National Institutes of Health avevano scritto su Cell Metabolism che un particolare enzima (la catepsina) B viene prodotto dai muscoli dopo uno sforzo, riesce a superare la quasi impenetrabile barriera sangue-cervello e qui entra in azione, promuovendo la nascita di nuovi neuroni. A gennaio del 2016, sul Journal of Physiology , un gruppo dell'università finlandese di Jivaskyla aveva misurato nei roditori l'effetto dei vari sport sui neuroni dell'ippocampo. La massima proliferazione coincideva con gli sport aerobici, seguiti a ruota da quelli di forza. Nessun vantaggio (per il cervello) arrivava invece dall'allenamento ad alta intensità, fatto di sforzi brevi ma molto vigorosi
Dalla Repubblica del 26 aprile 2017
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